Storie di tutte le cose visibili e invisibili



venerdì 31 gennaio 2014

Cultura generale



C’è ancora ggggente che mi scrive commenti irritati relativi al fatto che – a loro insindacabile parere – i miei post sono scritti per ferire la nicchia e conquistare la massa.
E pensare che il mio obiettivo è di ferire la massa e conquistare la nicchia.
Cioè, ho votato Pippo Civati. Vedete un po’ voi.
Io comunque, quelli che mi criticano non li pubblico.
Ecco.

La Valérie Gewurztraminer Premieredame ha rotto le balle.
Che se dovessimo ricoverare tutti i cornuti, non ci sarebbe spazio per i malati veri.
E prima dice che è stata umiliata pubblicamente, e ‘mo non vuole scrivere più di politica.
Almeno ti hanno sostituita con una maggiorenne, fattene una ragione.
Un paio di Tavor, qualche mese di elaborazione del lutto, iscriviti in una palestra e fatti  un toy boy. Vedrai che passa.

A proposito di palestra, ho cambiato palestra.
Mi sono iscritta in un posto freddo e piuttosto fetido, mal frequentato e mal gestito.
Il vantaggio è che è semi deserto, e non c’è mai coda ai tapis roulant.
Lo svantaggio è che sono ingrassata di 4 chili.

Ho uno smarfon costosissimo, e sono confusa.
Sono in preda di un profondo disagio elettronico (da quando non si fanno più i manuali di istruzioni all’uso?) e vittima di una batteria che garantisce al massimo 4 ore di attività. Cioè, sono in quel limbo che sta tra l’incomprensione e la dipendenza.

Tipo, ancora non ho ben capito come funziona Twitter.
Però vi notifico che ho Francesco Facchinetti tra i miei follower.
Che i casi sono due: o sono precisa precisa alla Marcuzzi, oppure non gli passa niente.

Ho realizzato che arrivo sempre tardi.
Sono approdata a Facebook quando tutti ormai erano sul pezzo.
Ora arrivo a Twitter e Nicola Savino si toglie perché orami è sorpassato, e bisogna stare su Vine.
Insomma, rallentate. Io non vi sto dietro.

Da giorni si parla esclusivamente del triangolo Buffon/Seredova/D’Amico, mi sembra un segnale importante. Quasi quasi butto lo smartfon e mi abbono a Chi.

giovedì 16 gennaio 2014

Shopping night



Inizio questo nuovo anno con due superflui chili abbondanti adagiati un po’ dovunque.
Che significa esclusione automatica di ¾ del mio guardaroba, e umore pessimo.
Ve lo scrivo dopo avere fatto una merenda di metà mattina costituita da, nell’ordine:
-      Caffè (così mi si blocca lo stomaco e passa la fame)
-      Due biscotti ai cereali (ok … non ha funzionato, ma che saranno mai due biscottini …)
-      Arancia (eh ma la frutta è importante)
-      Croissant ipercalorico portato dal collega che compie gli anni (che je dici de no?)

Ma non è di questo che voglio parlarvi.

Io credo di avervelo già detto, anzi, sono sicura di avervelo già detto.
Però amiche, a quanto pare non mi ascoltate.

Allora ribadisco.

Parliamo di collants.
A prescindere dal fatto che io odio calze e collants, e infatti da Dicembre a Maggio uso solo pantaloni.
I collants (o calze, o autoreggenti, non cambia nulla, credetemi) si dividono in diverse, penose categorie:

a)   Quelle velate.
Ma ancora c’è qualcuno che le fa?
Dovrebbero vietarle per legge.
Fanno cagarissimo. Sempre e comunque.

b)   Quelle semicoprenti.
Morbide e setose.
Da utilizzare se avete la pessima abitudine di usare le gonne con gli stivali.
Oppure con gonne medio/corte e tacco.
Vi ho già detto che le gonne con calze e ballerine sono vietatissime?

c)   Coprenti, push up, shape e affini
Morbide come la faccia di mio moroso dopo una settimana che non si rade.
Però utilissime e quasi necessarie quando utilizzate le minigonne.

d)   Decorate, colorate, pralinate, glitterate
Carine, se avete 11 anni.
Anzi, nell'era di Violetta non se le vuole mettere manco vostra figlia di 6 anni.


Ma passiamo al punto forte della mia graditissima lezione di stile.

I – LEGGINGS – NON – SONO – COLLANT

Spiegatemi, vi prego, perché a vostro avviso un leggings sotto il vestito dovrebbe donarvi.

Non vi donano. Fidatevi.