Storie di tutte le cose visibili e invisibili



giovedì 20 novembre 2014

Voglio andare a casa. Ma la casa dov'è?

A chi non avesse seguito le mie mirabolanti avventure immobiliari, suggerisco di leggere qui, qui e qui.

Eravamo rimasti che, con la piena consapevolezza di avere zero Euri nel conto corrente, ma con la complicità di una banca coraggiosa e di un TFR accumulato di 22 anni, in un momento di delirante onnipotenza ho comprato un appartamento.

Così.
Del tipo, che sei sposata e vuoi divorziare perché hai voglia di stare un po' da sola, e due giorni prima di andare dall'avvocato incontri per caso un altro uomo e vai a vivere con lui.

Comunque, il microappartamento reo di avere - a suo tempo - rubato il mio cuore - è un attico sul tetto, con un enorme terrazzo con vista sulle montagne.
In un paese fuori dal mio mondo dove, obiettivamente, non ti vien tanta voglia di andarci a vivere.

L'appartamento non è ancora finito però: i lavori necessitavano di una decina di giorni, e mo' son passati tre mesi.
Nel frattempo io ho dovuto lasciare la mia vecchia casa in affitto (rovinandomi consapevolmente il terzo Agosto di fila) e parcheggiato circa 80 scatoloni in ogni dove.
Dormo un po' nella mia vecchia cameretta a casa dei miei (soprannominata "Il collegio") e un po' condividendo il talamo con il mio legittimo fidanzato.

La mia presenza rompe le balle ai miei genitori, perchè sono arrivata come un ciclone a riempire ogni spazio della casa, occupare il bagno, attaccare il riscaldamento a manetta, riempire il frigo con latte di kamut e petti di pollo.
Però quando prendo il trolley e vado dal mio fidanzato, mi chiamano con voce tremula per chiedermi quando torno a casa.

Il mio fidanzato accetta rassegnato le mie invasioni di armadio, e credo che la sua colf voglia dare le dimissioni perchè il mio passaggio si palesa che neanche l'uragano Katrina.

Io mi sveglio la mattina che non mi ricordo dove sono, non so dove ho messo le mutande e, soprattutto, non ho mai i vestiti o le scarpe che vorrei mettere, perchè sono a lavare in qualche lavatrice che non ricordo, oppure in un altro armadio che non è lì.
Ah, dimenticavo.
La casa dei miei genitori inghiotte i calzini.

Mia madre è una donna atipica.
Detesta le pulizie di casa, è disordinata e pasticciona, e ha un talento inimitabile per cucinare poco e malissimo.
A casa mia si pranza alle 12 e si cena alle 19.
I miei, come quasi tutti gli anziani del mondo, sono degli accumulatori seriali. Se chiamassi Real Time andremmo sicuramente in prima serata.
Alle 21:00 di sera, dopo l'immancabile appuntamento con Un posto al Sole, mia madre prende possesso del telecomando e mio padre del divano.
E io mi chiudo nella mia (freddissima) cameretta a leggere, ma dopo un po' mi viene sonno  e quindi la mattina mi sveglio tipo alle 5, con il naso ghiacciato e il mal di gola e una fame da lupo.

Il mio fidanzato invece vive in un ordine maniacale, che pure i pacchi di pasta in dispensa sono sistemati con la bolla e la squadra.
Per l'80% del tempo ha in mano uno sgrassatore o l'aspirapolvere.


Io mi barcameno in questo limbo complicato, faticando molto e sopportando poco, nell'attesa che si compia la beata speranza e io possa prendere possesso della mia nuova casa.
Che siccome i lavori sono sempre fermi lì, e sembra ancora un cantiere, ogni volta che lo vedo mi piace sempre meno. I vicini sono noiosi, il bar sotto casa ha le mosche sopra le brioche, nel parcheggio esterno c'è un pene gigante disegnato per terra, i nomi nei campanelli sono scritti tutti con caratteri diversi .. eccetera.

Nel frattempo il budget per l'arredamento, c'era da aspettarselo, continua a salire, nonostante (o meglio, a causa) i metri quadri da riempire siano solo 44.

Io, per consolarmi, come sempre compro mutande.
Dovrei dedicarmi ai calzini, che non me ne è rimasto manco uno di uguale all'altro.



mercoledì 19 novembre 2014

Mi dissocial, ovvero, i blog marchetta non sono più blog. Punto

Ecco perchè sono sparita dal web-mondo.
Ho cominciato da Facebook, cancellando dai miei contatti tutti quelli che scrivono qualcosa che non condivido. 
Alla fine ero rimasta tipo con 10 amici. E probabilmente l'unico motivo per cui sono resistiti è che non scrivono mai niente e non postano foto di gatti nel bidet (tutti i gatti vanno a dormire nel bidet, non è che il vostro sia eccezionale, sappiatelo).
Poi ci sono tornata - su Facebook - perchè al momento pare sia l'unico modo per mettermi in contatto con il falegname che mi sta facendo l'armadio su misura.

Poi ho iniziato ad annoiarmi nella lettura dei blog, e l'ho un po' detto qui.
Vi dico come la penso io: tenere un blog non è un lavoro.
Lo può diventare, a quanto pare, e me ne farò una ragione, ma personalmente i blogger che diventano "influencer" (che orrore ... ma pensateci, è agghiacciante ...) obiettivamente non mi interessano più.
A mio modesto parere, un  blog è divertente finchè - per esempio - una perfetta sconosciuta si fa fotografare davanti all'armadio Ikea della sua cameretta, prima di andare a scuola o in ufficio, e ti viene da pensare "ma guarda che stilosa, ora che ci penso ho una camicia uguale uguale che non metto mai, se la interpreto così e cosà magari riesco a sfruttarla".
Se poi riesce a traformarsi in un brand, a farci un lavoro, a trasferirsi a Los Angeles, tanto di cappello, è puro e meritato talento e c'è tanto lavoro dietro. Ma, personalmente, non mi diverte più.
Perchè se devo guardare una bella ragazza che fa una vita super glamour e per andare al supermercato si veste come se fosse alla Fashioni Week (probabilmente perchè paga qualcuno che le faccia la spesa), indossando dei vestiti che non si è manco pagata, mi compro Vogue e lo sfoglio dal parrucchiere.

Capitolo a parte lo dedicherei alle mamme blogger.
Molte di loro sono diventate note, hanno pubblicato libri e hanno trasformato una passione divertente in lavoro. Alcune (alcune??) agevolate da una posizione vicina al mondo dell'editoria, altre per puro caso. Sì sì certo...
Comunque.

Alcune di loro hanno deciso di ospitare contenuti pubblicitari nel proprio blog.
Spesso si tratta di redazionali nei quali si parla di un determinato prodotto, citando in marchio.
Sono scelte, condivisibili o meno, ciascuno a casa sua pubblica quello che vuole.
Non escludo che, se mi capitasse, magari lo farei anche io.
Ma trovo che, a prescindere da questi post specifici, quando un blog arriva a subire questa trasformazione perda per strada l'intenzione, e quindi si modifichi anche la scrittura, il linguaggio, le storie da raccontare.

Tutta questa premessa perchè stamattina ho letto su Facebook una spinosa autodifesa di una nota blogger, che difende con toni piccati la sua scelta di inserire contenuti pubblicitari nel proprio blog.
Posso capire il tono di stizza, perchè spesso leggo commenti di una crudeltà che rasenta la follia.

La motivazione principale sollevata dalla blogger è che "da svariati anni leggete gratuitamente i contenuti che scrivo".
Allora, sarò sbagliata io, ma un blog raramente ha la profondità di un editoriale di Mario Calabresi.
Fai quello che ti pare e difenditi pure dagli attacchi delle invasate, peccarità, ma francamente mi sembra inopportuno accusare i tuoi follower di usufruire da anni di un servizio gratuito, manco fossi un misto tra Vanity Fair e il sito della USSL.




mercoledì 15 ottobre 2014

Le matrigne, la tentazione della campagna acquisti, donne che odiano gli uomini



Non so fare i conti senza calcolatrice (anzi, faccio fatica pure con quella), ma alcuni temi, se permettete,  li conosco perché li pratico, con scarso successo nonostante il titolo di questo blog.
Da più di 20 anni e 4 fidanzati figlio-muniti.

Quindi capita che nello spazio di una serata con delle amiche (e figuriamoci se erano estranee) escano una serie di perle di saggezza dalla bocca di alcune mamme divorziate, che mi lasciano quantomeno perplessa.


1)      “Mi troverò un nuovO compagnO solo se piacerà anche a mio figlio”
No ragazze, non ci siamo.
A vostro figlio non piacerà nessuno.
Potrà essere la persona migliore del mondo, finirà per conviverci, ma resterà per tutta la vita un cazzone sfigato che bacia sua mamma.


2)      “Mi troverò una nuovA compagnA solo se piacerà anche a mio figlio”
Ok ok scherzavo … credo che nessun uomo al mondo l’abbia mai pensato.
E se incontrate un uomo che lo pensa, fidatevi, scappate a gambe levate.
Io nella mia strada l’ho incontrato, il mammo. Portatore malsano di infelicità garantita.
Scappate e cercate l’Uomo Alfa.


3)      “Mi troverò un nuovo compagno (una nuova compagna) solo se vorrà bene ai miei figli”
Ma scusate.
Ma se spesso manco voi riuscite a voler bene ai vostri figli, come pretendete che lo faccia un estraneo/estranea? Non è mica automatico amare dei bambini solo perché sono figli di qualcuno che si ama? E vi dirò di più: non solo non è automatico, non è neanche dovuto !
Voi dovete amarli, noi dobbiamo solo rispettarli !

Credo che i miei figliastri mi trovino molto simpatica, ma per loro non sarò mai una parente.
Non credo che “mi vogliano bene”.
Non credo che vogliano bene a nessuno, in realtà.
A 13 e 21 anni si vuole bene solo agli amici (alla compagnia di amici, come unità globale).

Ora ci troviamo in un momento difficile.
Il Figliastro Grande,  intimista e un po’ diffidente, ormai ha la sua vita, e lo vedo pochissimo.
Come tutti i 21enni del mondo lotta per guadagnarsi il premio Nobel per Egocentrismo e Maleducazione.
Va e viene quando vuole, senza avvisare, usa la casa come una trattoria, e si circonda di persone dalle scelte alimentari eterogenee e apparentemente tutti privi di orologio.
Ha una bizzarra forma di idiosincrasia nei confronti della doccia.

Il Figliastro Minore ha 13 anni e mezzo, e quella boria brufolosa e supponente degli adolescenti moderni (sì lo so, ce l’avevamo pure noi la boria brufolosa e supponente, ma almeno sapevamo coniugare una frase di senso compiuto senza il T9, e avevamo ancora una discreta riverenza nei confronti degli adulti). 

C’è stato un periodo in cui mi cercava di più, credo che la mia presenza in casa fosse rassicurante. 
Ora passa allegramente dalle lacrime al sarcasmo, e quando esagera, io scazzo.
Che in fondo, ho 13 anni pure io, se mi provochi.

Lungi da me insegnare nulla, anche perché i risultati che ottengo sono spesso traballanti.
Non esiste una scienza esatta. Ma io ho scelto la strada della verità.

Ci sono pochissimo, per i figli del mio compagno, e quasi sempre a richiesta.
Quando il mio compagno ha i ragazzi, io spesso mi organizzo per conto mio (esco con le amiche, vado dal parrucchiere, vado al mare da sola, guardo la TV, insomma c’ho una vita io …).
Quando decido di esserci, assecondo il mio umore del momento. Nessun sorriso forzato o spettacoli da circo.

Non ho mai fatto nulla per cercare di conquistarli. Per citare la Dott.ssa Bernardini: nessuna campagna acquisti.
Che invece spesso vedo praticare da angosciatissimi genitori biologici, in un triste sconvolgimento di ruoli che fa male a tutti, perfino agli spettatori.
Se ho la luna storta, resta storta pure per loro. Se non ho voglia di partecipare al gioco/film/conversazione, faccio la noiosa antipatica in un angolo.

Contrariamente ai genitori biologici, le matrigne di solito hanno meno paura dei musi lunghi.
Perché possono sempre uscirne.



1)      "Un uomo divorziato, anche se si rifà una vita, resterà sempre innamorato della sua ex moglie, perchè la madre dei suoi figli in fondo resterà sempre la sua famiglia"

Amica.
Ho evitato di farti notare la perfidia della tua uscita, solo perché in fondo mi fai un po’ tenerezza.
Se un uomo prende la straordinaria decisione di separarsi, invece di tenersi l’amante come fanno tutti, non vuol dire che ti ama, vuol dire che proprio non ti regge più.
Fa male, ma è vero.
Sono passati 10 anni, fattene una ragione.

Per quanto mi riguarda, il mio uomo l’ho incontrato 7 anni dopo il suo divorzio, quindi nulla mi può essere attribuito.
Il mio uomo è innamorato di me. Follemente.
Dovresti vedere come mi guarda, di nascosto, mentre sono occupata a fare altro.




 




mercoledì 8 ottobre 2014

Ringraziamenti, imbarazzi, indecisioni, capelli crespi e mani gonfie

Come al solito tutti argomenti che hanno un loro perché.

Dunque, qualche giorno fa avevo scritto qui dicendo che era tanto che non scrivevo, giusto?
Che non avevo più tempo, che non avevo più voglia, che non avevo più stimoli, che non sopportavo più i blog. Che non mi sopportavo più neanche io.

Ho inserito la moderazione ai commenti, ovvero, voi scrivete un commento, io lo autorizzo e quello si pubblica. Perchè ricevo una valanga di spam, mica per altro.
Solo che la mia moderazione non è immediata, cioè, io non ho internet a casa, ce l'ho nel telefono ma per qualche misterioso motivo incomprensibile da una bionda non riesco ad accedere a Blogspot dal mio telefono.
Insomma, a volte passa qualche giorno.
Tra i commenti del mio penultimo post, ho trovato quello di una blogger un po' pigra (ma perchè ci ha tanto altro da fare !) ma divertentissima. Che per me è la Giovanissima Nonna di Tommy, ma so che in realtà si chiama Laura e di lavoro fa anche tanto tanto altro. 
A me non interessa mica quello che fate, a me interessa chi siete.
Per farla breve, scopro che la Giovanissima Nonna di Tommy tiene una rubrica in una rivista.
E che in questa rubrica, in edicola in questi giorni, a pagina 12,  c'è un boxerino dedicato a questa pelandrona che non ha più voglia di scrivere.
Non posso che ringraziarla pubblicamente, con il cuore.
Sono più terrorizzata che grata, al momento, ma grazie !

Quindi adesso, mica posso smettere di scrivere.
Che la gente magari legge la recensione di Laure, e pensa che io possa essere divertente ma anche intelligente, poi entra nel mio blog per la prima volta e dice "ma questa qui scrive una volta l'anno, mica mi fa tanto ridere,  e poi non è mica tanto intelligente".

Anche perché è davvero tantissimo che non parlo dei Figliastri.
E c'è un perché.
Ultimamente li frequento pochissimo.
Gli adolescenti, Signora mia, sono spesso insopportabili, ne conviene ?
Potendoli evitare, li evito.
Matrigna cattiva, appunto.
Ma sincera.

Poi niente, vi volevo dire che i capelli crespi sono una condanna.
Che con questo tempo non c'è piastra che tenga, che ho tre capelli per ogni bulbo e ciascuno che vive di vita propria.
E le mani gonfie, ne vogliamo parlare?

Ma tanta altra roba eh ?
Che non è mica vero che non ho niente da dire. E' solo che ultimamente ho paura di dirlo.

martedì 7 ottobre 2014

Il cioccolato e l'elefante

"Allora, siccome i mobili della cucina saranno tutti bianchi, bianco artico, questa parete me la fa color cioccolato. tutto il resto bianco, solo questa parete, ok?"
"Sì, color tortora."
"No, non tortora. Cioccolato. Marrone scuro, molto caldo."
"Ma è sicura che non la vuole tortora?"
"Sì. La tortora è un uccello, il cioccolato è una cosa che si mangia. Sono sicurissima."
"Io la farei tortora..."
"La mia estetista ha le pareti color tortora, mi ricorda gli strappi della ceretta all'inguine."
"Ok, però mi deve scegliere la tonalità tra questi quadratini qui ..."
"Faccia vedere .... questo qui, il quarto dal fondo."
"Mmmmm ... mi fa paura questo colore ... perchè poi se è troppo scuro non riesco a schiarirlo. Meglio questo, che poi con una punta di nero glielo posso scurire ..."
"Questo però non mi piace, vira sul verde ... più che cioccolato fondente, direi che è cioccolato alla nocciola. "
"E' marrone."
"Ma è freddo ... "
"Ma perchè non la fa tortora?"
"Ma lei che problemi ha con il color cioccolato?"
"No no, niente ... facciamo come dice lei ... abbiamo finito?"
"Veramente no, c'è la parete dietro il letto"
"Tutto bianco, vero?"
"No ... siccome tutti i mobili della camera saranno bianchi, ho deciso che la parete dietro al letto ...."
"La facciamo color glicine !!"
"No ... speravo che il color glicine fosse scomparso dai libri pantone. La facciamo grigia."
"Grigia?"
"Sì, grigio elefante"
"Tipo tortora?"
"..."



giovedì 2 ottobre 2014

Ecco che c'è

Mancarmi, mi mancate tutte.
E molto.

Decidere di aprire un blog impone a mio avviso una certa costanza e dedizione, che non si limita a scrivere qualche minch storia divertente ogni tanto e postarla con qualche fotina.
Significa seguire con costanza altri blog, quantomeno quelli delle tue lettrici, commentare, entrare nelle vite delle persone.
Persone, intendiamoci, alle quali voglio bene.
Cioè, mi interessano le vostre vite, le vostre emozioni, se state bene o state male.

Potrei quindi dirvi che non ho più tempo, per scrivere della mia vita, perché la mia vita ora è in transito.
Potrei dirvi che non ho nulla da dire, in questo momento, proprio perchè la mia vita è in transito.

Io trovo che il nome "Matrigna part-time" sia molto commerciale.
Anche il tema del blog, lo trovo particolare, e unico.
Mi trovo molto simpatica, tra l'altro.

Poi guardo la maggior parte dei blog che seguivo assiduamente in passato, e non mi piacciono più.
Molti si sono trasformati in comunicati pubblicitari nemmeno tanto nascosti; preferivo i banner, e via andare.
Non voglio diventare come le mamme blogger che fingono di raccontarti della loro vacanza nella SPA in Puglia, citandola in grassetto, soprattutto perchè nel giro di qualche settimana sembrano esserci state tutte le mamme blogger d'Italia, che coincidenza.
Non voglio diventare come le mamme blogger che raccontano la fighezza della nuova tettarella simula capezzolo, intitolando il post "sposored post". Machescherziamo??

Insomma, in sintesi. Mi sono stufata dei blog.
Quasi tutti.
E soprattutto, del mio.

Non ho voglia di scrivere, in pratica.

Forse la voglia mi tornerà, e dovrò ricominciare tutto da capo.
Forse no, non so.
Ma sappiate che voi, mi mancate molto.



venerdì 25 luglio 2014

Innamorarsi

Non ricordavo più come ci si sente quando ci si innamora.
Pensavo, o meglio, quasi speravo non mi capitasse più.
Perché innamorarsi è meraviglioso ma incredibilmente faticoso.

Come sempre succede, è accaduto mentre ero impegnata a pensare ad altro.
E poi l'ho visto per sbaglio, per azzardo, ed è stato colpo di fulmine.
Ed ho capito che la mia vita non sarebbe stata mai più la stessa.

Che quando lo vedi, e ti innamori, dopo puoi incontrarne altri cento, probabilmente migliori, ma tu sei già perduta, e sai già che hai scelto.
Perché è lui, che ha scelto te.

Per giorni, e notti, non ho pensato ad altro, turbata da una felicità profonda e terrorizzante, che mi ha tolto il sonno e la fame.
Per giorni e notti, ho pensato che avrei reso infelici molte persone.
Che stavo scegliendo una strada tortuosa e impervia.
Che avrei avuto mezzo mondo contro, e l'altro mezzo invadente.

Per giorni, e notti, ho pensato a tutto questo, e a molto altro, prima ancora di sapere che sarebbe stato mio.
Perché io non credo al Dantesco "Amor c'ha nullo amato amar perdona".
Che se ami, e non sei ricambiata, non era amore ma solo un calesse.

Come sempre, ho lasciato che tutto andasse con il ritmo che volevo io, cioè al galoppo.
Perché quando mi innamoro, io somiglio ad un masso che cade inesorabile dalla montagna, non c'è rete di protezione e non può fare a meno che rotolare.
Io non aspetto. Io travolgo.

Ho ignorato, pur dolente, il dolore altrui, e mi sono buttata.
Per vivere questo amore come solo gli innamorati sanno fare.
Con follia e indecente egoismo.

Ho anche pensato a voi, mie dolci e fedeli lettrici.
E 'mo che ci racconto?
Loro che soffrono, gioiscono, ridono e piangono con me.
Loro che mi hanno consigliato, sostenuto, incoraggiato, dicendomi tutto e il contrario di tutto.

Ve lo dico.
Così come mi viene.
Mi sono innamorata.
E cambio vita, buttando il cuore oltre l'ostacolo. Che poi ero io.

Eh, niente ... vi volevo dire che mi sono comprata un appartamento.
L'ho visto, mi sono innamorata e l'ho comprato.
Tutto io, da sola.
Così, nel giro di una settimana.

venerdì 27 giugno 2014

Potremmo essere felici a volte un poco disperati

Tra poco più di un mese dovrò lasciare la mia casa.
Non posso più permettermi di pagare un affitto se, parallelamente, mi concedo anche il lusso di fare cose tipo mangiare e mettere la benzina nella macchina.
La lettera di disdetta al padrone di casa l’ho spedita con serenità, pensando che i 6 mesi di preavviso mi avrebbero autorizzata a non preoccuparmi di dove andrò a dormire.

Ma il padrone di casa si è messo agitato, e si è presentato con una coppia di fidanzati che oltre ad avere un gatto castrato ha anche fretta di prendere possesso del mio giardino e della mia libreria (“uh che bella, se non sai dove metterla me la puoi lasciare, anche io adoro i libri!!”). Giù le mani, baby. Dormirò in un frigo, ma la Billy viene con me.

Quindi, insomma, adesso è tutto vero.

Ora voi forse non lo sapete, ma l’unica cosa al mondo che conti veramente per me è l’indipendenza residenziale.
La casa.
Ne avevo forse accennato qui.

La molla che mi ha spinto a spedire quella maledetta lettera di disdetta è stata, oltre ad una realistica analisi della mia disperata situazione economica, l’offerta di Lui a trasferirmi in casa sua, al piano superiore.
Questa proposta mi ha piacevolmente sorpreso, perché fino a qualche mese fa parole come “convivenza” e “matrimonio” scatenavano solo sorrisini imbarazzati e rifiuti determinati.

Ma ci sono molte cose da considerare.
Per una quasi 45enne (fichissima) che non ha mai convissuto con nessuno, che pure mamma e papà le stavano stretti, quanto verosimile è una condivisione di 65 mq ed un solo bagno con un uomo e due figliastri adulti, che anche se solo per dimensioni riempiono parecchio spazio e tempo?
Come si fa a far stare il contenuto di due mini appartamenti in uno solo?
Dove metterò i miei libri/scarpe/conchiglie/foto/assorbenti/creme/vestiti/piatti?
Una come me che ama il bianco burro e lo stile Country Chic, quanto può sentirsi a proprio agio in un appartamento maschile con molto design e molto nero?
Per una che considera divano e TV gli unici arredi necessari, che speranza c’è di sopravvivenza con un unico scomodissimo e costosissimo divano di pelle ed un'unica TV dove scorrono solo immagini di telefilm noiosissimi adolescenziali e film di guerra?
Per una come me, che la parola “Casa” ha immenso valore, è possibile rassegnarsi a diventare ospite?
E se poi, a prescindere, non funziona?
Ho la responsabilità di prendere una decisione che potrebbe coinvolgere i Figliastri.
E se coinvolgo loro, devo evitare tentativi iniziati già con nullo entusiasmo che mi potrebbero portare a fare le valigie entro breve.

D’altro lato, che alternative ho?
Tornare a stare dai miei, dove peraltro andrebbero in massa gli scatoloni riempiti di tutta la mia vita.
Io amo i miei genitori ma per centinaia di motivi tornare a vivere in quella casa significa la mia morte.
Già mi vedo seduta sul divano tra mia madre a mio padre a guardare la TV, con la mia cameretta invasa dagli scatoloni.

Il problema potrebbe essere temporaneo, ma non lo è.
Voi direte: ma prendere una casa più grande con Lui, no?
Tempi duri, non si vende.
E se non si vende, non si compra.
Affitto? Occhei, e il muto chi lo paga?

Insomma, mia madre è convinta che io tornerò a vivere da loro.
Lui è convinto che andrò a vivere da lui.
In questo momento, io vorrei solo trasferirmi in un Paese caldo senza lasciare traccia.