Storie di tutte le cose visibili e invisibili



lunedì 2 dicembre 2013

Grey's Anatomy a noi ci pulisce casa



“Buongiorno, sono Matrigna Part-time, parlo con la Signora Mirella?”

“Eh”

“… Buongiorno Signora, ho ricevuto una sua chiamata lo scorso venerdì, non potevo rispondere ed ho trovato un messaggio nella segreteria telefonica.

Mi chiedeva di richiamare oggi per fissare un appuntamento per una terapia”

“Ah ben ciò, ma mi no me ricordo dèsso …”

“Capisco. Come facciamo?”

“Desso ghe penso … venerdì mi ha detto?”

“Sì, venerdì mattina.”

“………….”

“………….”

“Ma lei quando doveva venire?”

“All’inizio del prossimo anno”

“Beh, mica tanto all’inizio. Mi go scritto Marso”

“Va bene a Marzo, allora”

“Le va bene venire alle 11:00?”

“Di che giorno?”

“Come le ho detto, il 13 Marzo”

“Veramente non me lo aveva detto, comunque aspetti che controllo … che giorno è il 13 Marzo?”

“Che domande, sempre di giovedì !!! (irritata alquanto, ndr)”

“Va bene allora, giovedì 13 Marzo alle 11:00. Dove devo venire?”

“All’Ospedale !!”

“Sì … ma esattamente?”

“Al secondo piano”

“Ma in reparto o agli ambulatori?”

“Ovviamente in reparto (sospiro di insofferenza)”.

“Devo passare prima per la cassa a pagare?”

“(sospiro lungo”. E come fasemo? Eh no. Prima va in reparto, fa la terapia, e dopo ghe demo el coso che dopo va a pagar e dopo a torna a consegnare el coso, come se ciameo …”

“Va bene, tutto chiaro. La ringrazio e le auguro una buona giornata”.

“Va ben, ciao”.

giovedì 28 novembre 2013

Si stava meglio quando si stava peggio


immagine presa da qualche parte sullo webspazio

La vita in parallelo ad un adolescente ti impone di ricordare in ogni istante che stai invecchiando.
Che lui ha tutta la vita davanti, e tu no.

Io dico che invecchiare fa schifo.
Non sono affezionata alle mie rughe e rinuncerei volentieri alla mia Lifting Cream da 211 Euro.
Detesto il fatto di essere sempre stanca, di perdere memoria per tutto.
Di avere un sacco di capelli bianchi e le cartilagini sfatte.
E soprattutto, detesto dovermi rassegnare al fatto che tutti i treni che ho perso non ripasseranno più.

Quindi i giovani mi danno noia, perché mi ricordano quella che sono stata.
E gli anziani mi danno noia, perché sono lo specchio di quella che sarò.
Un’ansia pazzesca.

Ciò che più mi infastidisce dei giovanissimi è quella spocchia indolente di credersi immortali, quella sensazione di eterno che li rende – come scrive un meraviglioso Michele Serra – sdraiati.

Ero così anche io.
Nessuno mi aveva detto con particolare veemenza che la vita è brevissima e che nel momento in cui pensi che dovresti fare qualcosa, il momento è già passato.

Proprio oggi quindi, parlavo con la mia ciccina, rimpiangendo gli anni in cui potevamo permetterci di essere infelici per amore.
Prima dei 30 anni per intenderci.

Sarà che io a un certo punto ho deciso scientificamente di evitarli, i tormenti amorosi.
Comunque, il mio pensiero è che a una certa età le pene d’amore non ce le possiamo più permettere.

Che abbiamo un lavoro precario, il mutuo o l’affitto, e la cistite ricorrente idiopatica.
I figli che crescono, i nonni che imbiancano.

Insomma, io non avrei il tempo di essere infelice per amore.
Sono troppo occupata ad essere infelice per tutto il resto.

martedì 26 novembre 2013

Cresci in fretta, che poi vai al cinema da solo



E’ da un po’ che non vi parlo dei Figliastri.

Il fatto è che la scorsa estate hanno avuto entrambi degli atteggiamenti che mi hanno un po’ delusa, e ferita.
La colpa in realtà non è loro, ma delle circostanze, di pseudo adulti invidiosi e rancorosi, e forse anche un po’ loro, di quell’egocentrismo adolescenziale comprensibile ma discutibile.
Confesso, ho avuto un periodo di rigetto.
Ho anche altro a cui pensare, tipo fare la pipì ogni 5 minuti.
(nota: vi voglio molto bene ma non mi date più consigli su mannosio, mirtillo rosso, tisane alla malva e uve ursine, perché mi fate venire i nervi. Ah sì l'ho presa proprio bene, eh, con buon senso  ...).

Comunque, che dire.
Il Figlio Maggiore ormai non lo vedo neanche più: è un fico della madonna, ha un lavoro, una macchina, uno scooter, una fidanzatina e ancora crede che sarà per sempre, e si comporta esattamente come un qualunque quasi ventenne d’Italia.
Non si fila nessuno.
Con la scusa di farsi rivedere dai nonni paterni mi ha degnato della sua compagnia alla mia festa di compleanno, è stato accidentale ma ne sono stata felice.

Il Figlio Minore svetta ormai verso i 180 cm.
Quasi tutti i venerdì sera lo accompagniamo a qualche festa di compleanno/pizza/film.
Cioè loro hanno 12 anni e le feste le fanno al venerdì sera.
Io e suo padre andiamo a dormire alle dieci e mezza di sera e mettiamo la sveglia alle undici e un quarto per andare a riprenderlo.
Per dire.

Non posso più affermare che sta crescendo, perché se va avanti così dobbiamo fare un buco sul tetto di casa.
Ha la stessa voce che avrebbe un baritono con la bronchite.
Assomiglia sempre di più a suo padre, la stessa camminata, spalle larghe e bacino stretto, lo stesso sedere. 
Capelli biondi, manone, caviglie. Tutto.
I suoi outfit sono più costosi dei miei, e questo, credetemi, è un filo preoccupante.

Sembra un adulto.

Ma c’è un momento in cui è ancora, inevitabilmente, un bambino.
Quando sceglie il film da guardare su Sky.
Siamo usciti dal tunnel dei cartoni deficienti, ma siamo in quel limbo inquietante che spazia dal fantasy al western futuristico surreale/schifoso/violento. Ma senza le genialità di Tim Burton o di Quentin Tarantino.

Che io peraltro odio il fantasy e il western.
(ca va sans dire che Harry Potter è escluso. Harry Potter NON è fantasy.
Harry Potter è Harry Potter. E basta.
Sia benedetta la Rowling e i suoi meritatissimi fantastiliardi in Sterline).

Quindi, mi ritrovo a rinunciare alla visione di una puntata di Ballando con le Stelle (che quest’anno comunque non mi perdo niente…) o di Che tempo che fa, per sorbirmi due ore di conigli assassini, improbabili avventure con cavalli fantasma e cuori strappati e cercatori d’oro e tribù indiane.
Che poi me li sogno di notte, i conigli cattivi.

E non posso mica dire “no io stasera sto a casa mia” perché lui mi seduce, come sempre. Con la sua finta indifferenza, del tipo:
“ma non lo guardi il film insieme a noi?”
“no, c’è Ballando”
“ah, vai a ballare? Dove?”
“ma no, è un programma TV”
“ah vabbè … se preferisci stare da sola … ma guarda che questo film che ho scelto sono sicuro che piace anche a te, sai, l’ho scelto apposta che c'è Johnny Depp ... Comunque vedi tu...”

Che come fai a dirgli di no?



giovedì 14 novembre 2013

Sostanza dei giorni miei


Da 1558 giorni il tuo sguardo su di me non è mai cambiato, nemmeno per un’ora.
Nemmeno quando avresti voluto smettere di guardarmi.
Perché tu mi guardi come se fossi un’opera d’arte, un’alba sul mare, un ramo di pino coperto di neve appena caduta. Una strada sterrata che costeggia un fiume.
Un mattino di sole, un caminetto acceso.
Qualcosa che sa di pulito.

Che non mi capisci quasi mai, ma sei l’unico che sa sempre esattamente cosa penso, nel momento in cui lo sto pensando.
Che ti accorgi se cammino in modo diverso, e se ho la fronte corruciata, e sai che il criceto dentro la mia testa non si ferma mai.
Tu che non sogni quasi mai, ma quando lo fai, sogni sempre di me.
E ti svegli nel cuore della notte e non dormi più.

Che cammini dietro di me, anche se hai il passo più veloce.

Che mi hai vista piangere tante e tante volte, e ogni volta il mio dolore è come una pugnalata, che vorresti prenderlo e farlo tuo.

Che in 1558 giorni mi hai accompagnata in 7 Ospedali diversi.
E riusciamo anche a riderne. Quasi sempre.
Stessa sveglia all’alba, stesso lungo viaggio silenzioso, sale d’aspetto fatiscenti e scomode, stessa ansia che sale e libri inutili rimasti in borsa.
Mi hai sempre aspettata fuori. Per ore.
Per accogliermi e raccogliermi, ogni volta un po’ più fragili, entrambi.

Buon compleanno, Amore mio.

mercoledì 13 novembre 2013

Vi parlerò d'amor.








Succede che a volte (a volte?) la vita ti travolge, che non hai il tempo e la forza di accorgerti di quello che lasci, sulla strada, mentre corri verso la fine dell’ennesimo tunnel.
Travolge facendoti piangere, facendoti crollare su te stessa, cadere nel buio e sperare solo che finisca, qualsiasi cosa sia.

Passano le settimane e i mesi, e quello che perdi sulla strada, di solito, sono le uniche cose che conterebbero davvero.
Le persone che ti permetti di maltrattare, non perché sai che ci saranno sempre, ma perché non puoi farlo con nessun altro.

Succedono cose strane, nella vita delle persone.
Momenti di troppo pieno o troppo vuoto, che forse è la stessa cosa, e che appena ti fermi ti sembra che il mondo ti debba qualcosa.
Una ricreazione.
Da tutto quello che è successo, da quello che non è successo.
Da te stessa.

E allora succede un momento, un momento soltanto, in cui squilla quella campanella e decidi di salire nella giostra.
In ricreazione dalla vita.
Da te stessa.
Per scoprire che la vita è passata ma tu, in fondo, sei quella di sempre.

Le ricreazioni assomigliano ad un treno in transito veloce.
Senza tetto.
Che travolge tutto, e tutti, anche chi ci sta sopra.

Da quando ero piccola ho paura dei treni.
Mi ricordo piccolissima, in braccio a mia madre, sulla banchina di una stazione, scoppiare in lacrime dopo che il vento veloce al passaggio di un treno mi aveva staccato un bottone dalla giacca.
Piuttosto di sostare davanti ad un passaggio a livello preferisco cambiare strada.

Dopo il passaggio di un treno, restano sui binari solo fogli di carta volanti, polvere e molto rumore che arriva dal fondo.
Ma come diceva Tiziano Ferro, e forse anche qualcuno di più autorevole, se non ti uccide, fortifica.

La ricreazione è finita prima che suonasse di nuovo la campanella.
Che avevo i compiti da fare e non avevo tempo.

Il treno ha travolto me e quella persona che avrei dovuto proteggere dal dolore, sempre.
Perché è quella persona che sopporta, difende, abbraccia, nutre.
Che venera, foraggia, e Ama, più di chiunque altro.

L’Amore si trasforma e a volte, nel dolore, diventa forte, come se tutta la vita davanti fosse cortissima, tutta la vita indietro fosse remota, e nel presente esistesse solo la mancanza.

L’Uomo che improvvisamente mi ha insegnato cos’è l’Amore.