Storie di tutte le cose visibili e invisibili



lunedì 30 luglio 2012

Se fosse vero

Una mezza bugia di mia madre e per mezza giornata saltare la visita in ospedale e fingere che vada tutto bene.
Farsi la ceretta, mettersi lo smalto rosso geranio alle unghie dei piedi, comprare un paio di sandali in saldo e pentirsene subito.
Lavarsi i capelli e metterli in piega, infilare il tacco alto e andare a cena fuori.

Il giorno dopo andare al mare, dopo tante settimane, e godersi la noia e il sole e il caldo e l'aria che sa di creme solari scadenti.

Poi fermarsi in ospedale, con la sabbia nei piedi e il prendisole, ed accorgersi che era tutto finto.
Che l'emergenza non è passata.
Che la situazione è peggiorata.

Tornare a casa sperando che la notte finisca presto.
In un modo o in un altro.

Andare in ufficio presto perchè le urgenze non aspettano, sentirsi oppresse e, finalmente, piangere. Tanto.

venerdì 27 luglio 2012

Ancora di invidia



Perché l’invidia è un sentimento odioso che non appartiene a nessuno.
Che a mio avviso equivale a dire che non ci sono più le mezze stagioni e che qui, un tempo, era tutta campagna.
Perché l’invidia esiste, e odiosa o no, è un sentimento che tutti proviamo.
Perché invidiare qualcuno non significa necessariamente desiderare che non abbia quello che ha.
Significa semplicemente desiderare di avere altrettanto.
Il che non significa necessariamente volere di più.
Il più delle volte significa volere di meno.

Meno problemi, meno angosce, meno sfortune.

Perché sfido chiunque non si chiami Candy Candy a farsi un giro nella web-vita e pensare cose del tipo “ma guarda che bello, X è appena stata in vacanza a Formentera e poi ha fatto una settimana in Sardegna, passando prima dalla montagna e fermandosi al mare per i week end, e adesso sta pensando a cosa mettere in valigia per le sue vacanze (e fino ad ora che ha fatto?)”.

Io vi sfido.

Se ad Agosto dell’anno scorso siete rimaste a casa in ansia perché vostro padre rischiava l’amputazione di una gamba.
Se a Natale siete state a casa in ansia perché vostro padre era in ospedale con una grave carenza di ossigeno.
Se a Pasqua siete state a casa in asia perché vostro padre era più al Pronto Soccorso che a casa sua.
E questo Agosto vi aspetta quello che avete fatto a Luglio e negli ultimi mesi.
Frequentare un ospedale.
Anzi no: portare a casa vostro padre prima del tempo necessario, perché il reparto dell’ospedale chiude per ferie.

Vi sfido.

Perché è vero che c’è gente che sta peggio di voi, sempre.
Perché è vero che nei periodi di scampato pericolo di solito ci agitiamo perché non abbiamo niente da metterci, o il fidanzato è sfuggente, o il nostro capo ci stressa la vita.

Ma io dichiaro solennemente di invidiare tutti quelli che hanno una vita normale.
Che dormono poco perché fa caldo, e non perché hanno paura di non sentire lo squillo del cellulare che comunica brutte notizie.
E invidio ancora di più chi dorme benissimo perché ha il climatizzatore silenzioso.
Invidio quelli che vanno in vacanza, e invidio pure quelli che non vanno in vacanza perchè c'è la crisi.

Sono una brutta persona.

giovedì 26 luglio 2012

Hai un momento, Dio?


Caro Dio,
oppure
Egregio Sig. Dio,

Io e te non siamo mai andati tanto d’accordo.
Nel senso che io non sono tanto sicura che tu ci sia.
Voglio credere di sì, ma siccome tra me e te ci sarebbe tanta roba in mezzo, e tutta quella roba non mi piace, preferisco parlarti da uomo a uomo. Da donna a spirito. Insomma, quello che è.

Per prima cosa volevo chiederti se potevi prendere mio fratello e mettertelo vicino, mentre leggi questa lettera. Lui non mi ha mai conosciuto perché è nato un anno prima di me, e io sono venuta al mondo proprio perché lui non c’era più. Io spero che mi voglia bene perché lo penso sempre, e quando sto male chiedo a lui di farmi da angelo custode. Mi sa che ha un sacco di cose da fare, perché non è che mi custodisca tanto bene, ma io gli voglio bene comunque.

Tu lo sai che per me non ti ho mai chiesto niente.
Io sto sempre male e mi incavolo un sacco, ma un po’ la sfiga, un po’ i problemi psicosomatici, so gestire il mio dolore.

Questa volta ti chiedo qualcosa per il mio papà.
E mia mamma.

Ecco, il mio papà non credo che ti piaccia.
Lui proprio non ne vuole sapere niente di te.
E non ha proprio parole dolci nei tuoi confronti.

Ma ora ha paura.
Sta male e non sappiamo cosa fare e abbiamo tutti tanta paura.
E la mia vita è sospesa dentro una bolla grigia piena di cattivi odori e angoscia, e la fatica è diventata la cosa più facile da gestire.

Sta andando tutto storto, ogni giorno una brutta notizia.
E io sono sola ad affrontare tutto questo, perché mia mamma quando ha paura diventa cattiva per difendersi, mio padre va protetto, e mio fratello è lì con te, e non è qui.

Io non ho conoscenze, lassù, mi piace San Francesco perché mi è sempre piaciuto il nome e poi è quello che preferisco, ma lui non sa chi sono.

Ci sono tanti miei amici e parenti, lì con te.
Non so come siete organizzati, ma se hai bisogno di referenze puoi chiedere, qualcuno che parli bene di me dovresti trovarlo.

Ti chiedo aiuto.
Una buona notizia.
Un po’ di fortuna, una volta tanto.
E tu sai che noi, non ne abbiamo mai avuta.

martedì 24 luglio 2012

Wherever I lay my hat, that's my home

Sono decisamente una creatura di mare.
Non sono proprietaria nemmeno della casa in cui vivo, ma il mio sogno, da tutta la vita, temo irrealizzabile, è avere un buco di appartamento nel fetido mare vicino a casa, che io amo comunque.

Prima del ricovero di mio padre ero particolarmente esaurita.
Effettivamente ora sono particolarmente troppo esaurita, ma come sempre gestirò l'emergenza dritta come un fusto, e quando questa passerà, se passerà, crollerò inesorabilmente e mi verrà come minimo una forma rara di peronospera umana.
Comunque, in vista del lungo periodo faticoso che mi aspettava, ho deciso di regalarmi un week end in uno di quei posti dove, quando arrivo, mi si apre il cuore e mi sento a casa.
La Val Badia.
Alla smorfiosa Corvara e alla snob San Cassiano, pur amandole molto, preferisco di gran lunga La Villa: panorama senza fiato e posizione strategica.

Il tempo non è stato dei migliori, e il mio adorato Sassolungo è quasi sempre stato coperto da nubi, spesso piuttosto minacciose.
Temperatura serale 12°. Quella diurna intorno ai 17/18°.
Ma camminando si suda uguale.

Un assaggio di atmosfere.


















giovedì 19 luglio 2012

Cose che ho imparato in ospedale: integrazione

Dimenticavo.

Quando devi lavorare 12 ore al giorno e hai un familiare in ospedale da accudire (e l'altro familiare in ansia da tranquillizzare), succede che la tua casa improvvisamente ti si rivolti contro:

a) la signora che viene a fare le pulizie si prende due settimane di ferie proprio in quel periodo. E tu ti ritrovi a passare l'aspirapolvere alle 7 del mattino, e a stirare (malissimo) alle 11 di sera, dopo avere fatto entrare in una giornata molte più cose di quanto la tua testa e il tuo fisico siano in grado di sopportare;

b) salta la corrente e tu torni a casa e devi passare due ore a gettare tutto il contenuto del tuo frigorifero e del tuo freezer, tappandoti il naso, e dividendo diligentemente umido, plastica, carta, secco non riciclabile, e sognando di poter buttare una bomba in casa e andare a dormire all'Hotel Furstenhof.

c) salta la caldaia, e te ne accorgi solo quando sei sotto la doccia, tutta insaponata, e ti stai lavando i capelli, e ovviamente non puoi essere a casa ad accogliere il tecnico perchè, casualmente, quel giorno operano tuo padre. Poi trovi qualcuno che ci va al posto tuo, e ti dicono che il conto è di €240.

d) ti viene la candida, o una di quelle robe odiose che tutte le donne, sfortunatamente, conoscono, e che hanno dei nomi quantomeno ridicoli.
Ovviamente non hai tempo di andare dal medico a farti prescrivere alcunchè, quindi sopporti e ti lamenti della tua faticosa vita.

mercoledì 18 luglio 2012

Cose che ho imparato in ospedale


Ci sono delle cose che ho imparato di me e della vita in generale frequentando le corsie degli ospedali, sia come degente che come assistente:

1)   Dopo una giornata in ospedale ad assistere qualcuno, anche se non si fa niente, si torna a casa sfiniti, psicologicamente e fisicamente.
A parte la preoccupazione e il fatto di essere circondati da persone sofferenti, c’è qualcosa di soffocante e opprimente che ti prosciuga.
E’ quindi tendenzialmente impossibile riuscire a resistere una notte in ospedale dopo averci passato tutto il giorno.
Se malauguratamente vi dovesse capitare, organizzatevi con parenti ed amici, senza timore di chiedere, in modo da potervi alternare.

2)   Tutti i libri che ho letto in ospedale, sia quando sono stata ricoverata, sia quando ci sono stata per assistere qualcuno, ho finito per odiarli, indipendentemente dal fatto che fossero belli o brutti.
Ricordo “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, Maggio 1996, prima di entrare in sala operatoria.
Mi da fastidio anche vederlo esposto nella mia libreria.

3)   Stare male fa schifo.
Vedere qualcuno che ami che sta male, e non poter fare nulla, fa schifissimo.
Sarà anche il cerchio della vita, ma io non ci trovo niente di filosoficamente interessante.

4)   Le infermiere si fanno un mazzo tanto.
Non sono tutte simpaticissime, ma Candy Candy, diciamocelo, non sapeva fare mica niente …a parte frignare e giocare con il procione.

5)   Ogni volta che vedo un’infermiera pescare le pillole da somministrare a ciascun paziente, penso a tutte le volte che distrattamente chiamo una persona invece che un’altra, oppure quando controllo 10 volte un report prima di divulgarlo, e solo dopo averlo fatto, ci trovo un sacco di errori. 

6)   La mia ansia è genetica. Tutti nella mia famiglia sono ansiosi, pure i cani.

7)   Quando si è svegliato dall’anestesia, mio padre, pallidissimo, mi ha sorriso e ha detto “ciao chicchi…”.

8)   Se dovessi scegliere se salvare la mia vita o quella di mio padre, o mia madre, non avrei dubbi. Ne sono sicura. Mi butterei sul fuoco.
Se fossi madre, sarei talmente ansiosa e soffocante da crescere degli smidollati.

9)   Puoi essere stanca, paurosa, spaventata, schizzinosa, ma quando serve, fai.

10)    Adesso però, fatemi guarire papà, e poi lasciatemi riposare un pochino.

lunedì 16 luglio 2012

Non c'è tempo ma da domani ancora meno

Dunque.
Un delirio, ma veramente.
E il bello deve ancora venire.
Vi spiegherò.
Credo tra un mesetto.

Comunque, la mia sorella del cuore http://pezzodicuore.blogspot.it/ mi ha premiata tra i 5 blog preferiti.
E siccome la conosco come se fosse la mia sorella di pancia, so che non mi ha regalato niente, cioè non mi ha indicata solo perchè mi vuole bene, ma perchè il mio blog le piace veramente !
Quindi la ringrazio, con il cuore in mano.

Però succede che ci sono, giustamente, delle regole per accettare il premio.

La prima regola è:
- Segnalare sul proprio sito 5 blog com meno di 200 lettori evidenziandone i link
Ok ... io sono una blog - addicted ... ma purtroppo conosco pochi blog con meno di 200 lettori !!
Approfitterò dell'occasione per imparare a conoscere quelli segnalati da Pezzo di Cuore, ho già dato una sbirciatina e credo che mi piaceranno, ma le vite degli altri meritano rispetto e una visione adeguata. E ora, credetemi, non posso proprio.

Quindi per il momento segnalo questi (che non sono neanche sicura di quanti lettori abbiano):
- "Magù c'è" http://susibita.blogspot.it/, perchè è doppiamente mamma, ma si prende poco sul serio, e a volte sbarella, e non ha paura di dirlo a tutti;
- "Nonnasidiventa" http://www.nonnasidiventa.blogspot.it/, anche se ultimamente un po' latitante, è una Nonna giovanerrima, che manco Brooke Logan, e ha una famiglia anticonvenzionale, e ci piace un sacchissimo;
- "Pride & Pedicure" http://prideandpedicure.wordpress.com/ che probabilmente ha più di 200 followers, molti di più, ma non lo so mica perchè nel suo blog non c'è scritto. Comunque lei è un po' come me, anche se ha 10 anni di meno (te possino ...)
- "Vaniglia Lamponi" http://www.vaniglialamponi.com/, perchè è una collega, e le voglio bene, che anche lei ha avuto almeno 3 vite, e in questa le auguro tutto il bene del mondo, perchè se lo merita

Le altre regole sono:
-  Lasciare un commento sui 5 blog avvisando del premio (eseguirò asap)
- Ringraziare chi vi ha assegnato il premio (grazie Pezzo di Cuore !!)
- Condividere con i lettori 5 cose di sè che le persone non conoscono.

Dunque, conoscete quasi tutto, tranne:
1) i miei genitori mi chiamano ancora con i nomignoli di quando ero bambina. Tranne quando sono arrabbiati. O infelici;
2) mi annoio da morire a visitare i Musei;
3) leggo in media 25 libri l'anno ma ho letto pochissimi classici, anzi credo solo "Lolita";
4) ho una innaturale e smodata passione per l'anguria. Potrei mangiarne una intera da sola.
5) faccio il botulino alle ascelle per non sudare. La scelta più intelligente che io abbia mai fatto in tutta la vita.

Baci !


mercoledì 11 luglio 2012

Dalla parte delle donne, di lavorare meno e lavorare tutti, del diritto al riposo, e non solo quello eterno



Giuro che questo post non è un pavido tentativo di conquistare la dedizione imperitura delle blogmamme, che solitamente sfanculo in qualità di matrigna childfree.
Per una volta vorrei spezzare una lancia in loro favore, forse perché non sono autorizzata a spezzare le braccia.

Dunque, i figli vengono portati in grembo e partoriti dalle donne. Fin qui, tutto chiaro.
Le donne dicono che questa sia una fortuna, un dono del cielo, un miracolo della natura, ma io dico anche grazie no.
Cioè, secondo me sarebbe più carino se anche un uomo  potesse scegliere, no?
Il fatto che, nonostante gli innegabili “disagi” della gravidanza e del parto e del puerperio e di tutto il resto della faccenda, le donne continuino a dire che tutto questo è miracolosamente riservato a loro, e gli uomini ne hanno invidia, beh, francamente, mi lascia perplessa. Vuol dire che c’è qualcosa sotto che non ci dicono.

Comunque, torniamo a noi.
Se un uomo desidera un figlio, o se – più semplicemente – vogliamo che la terra non si spopoli in breve tempo (come io auspicherei) – è necessario che una donna faccia un bambino.
Per farlo, bisogna assentarsi dal lavoro per quel periodo minimo indispensabile che sappiamo, no? E siccome poi i neonati tendono a voler mangiare ogni tre ore, piangono quando dovrebbero dormire e dormono quando dovrebbero mangiare, e scagazzano e si ammalano, di solito il periodo indispensabile diventa un bel po’ più del minimo.

Perché, vi spiego cari uomini, i bambini fino a circa 10 anni non è opportuno lasciarli a casa da soli. I neonati non sono capaci di cambiarsi il pannolino da soli e neanche di mettere il latte a bollire. Molti di voi – nemmeno da adulti.

Quindi le donne, quando diventano mamme, al momento di rientrare al lavoro solitamente chiedono il part-time e, se non lo ottengono, rientrano a tempo pieno, ma allo scadere delle 8 ore lavorative tassativamente cade la penna. Per tutti i motivi di cui sopra.

Io non sono un Manager, ma sono Assistente di Managers e, conseguentemente, faccio orari da Managers. Non ho mai conosciuto un uomo che rifiuta una riunione pianificata alle 18:00 perché deve andare a prendere il figlio all’asilo.
Ne ho conosciuto uno che ha rifiutato un meeting e poi ho scoperto che doveva andare a giocare a tennis. Ma questo è un altro discorso.

Comunque, il fatto è che una donna è costretta a scegliere.
Deve scegliere se essere una madre presente, oppure continuare ad essere considerata e stimata nel suo lavoro.
E questo non dovrebbe succedere.
E se una donna sceglie di essere una buona madre, chi ne paga le conseguenze non è il datore di lavoro, ma la collega senza figli.
Che gestisce le emergenze (mai vista un’emergenza che scatti prima delle 18:00 di sera, sapevatelo), sostituisce le assenze, rinuncia alle ferie, eccetera.

A questo punto potrei tediarvi anche io con discorsi del tipo:
dovrebbero essere garantiti dei servizi e dei privilegi che aiutino i genitori a gestire le loro vite.
Per esempio più asili, e che non costino come la rata del mutuo di una casa di Real Time. Per esempio flessibilità anche per gli uomini, congedi parentali unisex eccetera.

Ma secondo me il punto non è questo.
Il punto è che è proprio sbagliato il sistema.
E io ci sono dentro fino al collo, dato che inorridisco all’idea del tizio che rifiuta una riunione con i suoi superiori perché deve giocare a tennis.

Ma perché dobbiamo lavorare così tanto?
A che pro?
Perché dobbiamo rimanere incollati al Blackberry fino a mezzanotte e anche oltre?
Potrei citarvi decine di Paesi dove lavorano almeno la metà di noi, e il bello è che la loro situazione economica non suscita ilarità ne’ preoccupazione.

C’è qualcosa che non torna.
E l’ho capito quando la signora che viene a fare le pulizie a casa mia mi ha comunicato che per le prossime due settimane se ne va in vacanza.
E io sono in crisi respiratoria perché le prossime due settimane saranno tra le più difficili della mia vita, e non ci voleva proprio.
E poi mi sono resa conto che se la mia colf si fa due settimane di ferie, e invece io anche quest’anno non andrò in vacanza, c’è qualcosa che non torna.
E non perché la mia colf non meriti di andare in vacanza.

Il problema è che sto sbagliando tutto.

mercoledì 4 luglio 2012

Sex & the City non abita più qui

Io amo Sex & the City.
Ho amato la serie TV, e ho amato il film. Il primo.

Lo rivedo ogni tanto, e piango ogni volta.
Soprattutto per la cabina armadio, lo ammetto.
E per il fatto che Big continua a far soffrire Carrie, ma alla fine, la sposa veramente.
Eternamente tuo.
Eternamente mia.
Eternamente nostri.

Ma il vero motivo per cui quel film mi commuove a livelli imbarazzanti, è perché la trama è semplicemente lo sfondo: si parla in realtà di una grande amicizia tra donne.
Di quelle che ci si racconta tutto, subito.
Che appena ti succede qualcosa, di bello o di brutto, hai già il telefono in mano perché non c’è nessun altro al mondo con cui vorresti condividere quel momento.
Che si ha il coraggio di dirsi anche le cose che fanno male, e ci si arrabbia, ma poi ci si perdona.
Che si parla tanto, e sempre, e non ci si censura mai.
Che il mondo fuori può crollare, ma tu sai che ci sarà sempre qualcuno che ti raccoglie.

L’altra sera ho incontrato, casualmente, quella che credevo fosse la mia Miranda. A onor del vero, è un bel po' di tempo che mi pareva ci fossero troppe cose non dette. Che ho tentato di dire un bel po' di volte ma poi, mi sono sempre censurata.
E lei mi rassicurava del fatto che no, non serve parlare, che noi due ci capiamo lo stesso.
Ma io sentivo un sottofondo rabbioso inespresso. O espresso più o meno inconsciamente in comunicazioni non verbali e non dirette.
Forse da entrambe le parti.
L'ho incontrata per caso, ed era in compagnia del suo nuovo boy friend, ed io ignoravo pure che ne avesse uno.
E stavo per dirgli “ciao Mario”, chiamandolo con il nome dell’ultimo, che avevo visto una sola volta un anno fa, per cui per me poteva essere lo stesso, e per fortuna che me l’ha presentato come Giuseppe, e ho evitato la gaffe.

Conosco i dettagli più intimi del marito di una tizia che lavora a 10 scrivanie dalla mia, e non so più niente di quello che capita alla mia migliore amica.

Nelle prossime settimane dovrò affrontare altre prove difficili, nella mia difficile vita. Tipo conciliare un nuovo lavoro a orario indefinibile con mio padre in un ospedale lontano per un mese, e una madre in lacrime che non guida e non dorme.
Ci saranno altri cambiamenti.
Non escludo che debba cambiare anche il nome di questo blog.
Sono stanca, tirata, infelice.

Ma la cosa che mi fa più male, è l’amarezza di quell’incontro casuale, che mi ha fatto sentire così sola e triste e non compresa, e con nessuna voglia di ricominciare, dallo zero dove sono stata rimessa.

A Carrie, questo, non sarebbe mai successo.
Si può perdonare un uomo che ti molla sull’altare.
Ma un'amica che non ha più fiducia in te, si può solo lasciare andare.
Perchè ti accorgi che, a questo punto, nemmeno tu ti fidi più di lei.