Storie di tutte le cose visibili e invisibili



lunedì 11 giugno 2012

Where are you running?



Nonostante io viva vicino ad un fiume, peraltro sacro alla Patria, evito di andare a correre nelle zone adiacenti: i percorsi sono accidentati, un continuo sali/scendi che mi sega le gambe, e la zona è troppo isolata, meglio non correre rischi.
Mi è già capitato una volta di incrociare un tizio che faceva running in mutande. Non sto scherzando.

Fortunatamente vivo in una città d’acque, e a circa 20 km da casa mia c’è un percorso in riva ad un altro fiume che, decisamente, mi emoziona e mi libera.
I 20 minuti di macchina per raggiungere quel luogo potrebbero essere evitati, ma ne vale la pena.

I tragitti da seguire sono molti, ma il mio preferito in assoluto è un anello di circa 5/6 km che è perfetto per la mia resistenza, e mi garantisce panorami nuovi in ogni momento.
Adoro correre conoscendo a memoria il percorso, perché questo mi consente di affrontare la fatica raggiungendo dei mirco-obiettivi intermedi.

Top e calzini fucsia, fascia elastica al ginocchio sinistro, calzoncini neri, occhiali da sole e chiavi della macchina in mano, e si parte!
Il primo sentiero è quello del riscaldamento, inebriato dal profumo dei tigli. Passo lento per scaldare i muscoli e mettere a tacere il ginocchio ribelle.

Poi si entra in un tratto privo di profumi, ma deliziato da un’ansa del fiume rigogliosa di piante, e c’è la famiglia dei cigni, con i piccoli che ho visto nascere nel nido qualche settimana fa.

Quando arrivo alla villa in costruzione (profumo di gelsomino) di solito ho raggiunto la mia solita andatura, addominale stretto e respiro regolare.
Poi sento le campane della chiesa e compare la prima crisi psicologica, perché so che sono solo a metà percorso. La tentazione di fermarmi e rubare 5 minuti di camminata veloce è forte, ma resisto, dominata da un Super Io che non conosce riposo.

Mi consolo subito dopo, quando il sentiero si restringe e vedo sul fiume il relitto di una barca, e devo schivare gli ombrosi rami di tiglio che mi accompagnano ancora con il loro profumo meraviglioso, legato alla mia infanzia.

Poi arriva la crisi di fiato, all’altezza del lago artificiale; lì comincio a sentire la fatica. Le gambe reggono ancora ma il respiro diventa faticoso.
Manca poco, ma è il tratto più difficile, al sole.

Abbandono sbuffando il percorso profumato, curva stretta, e la visione si apre, in un tratto di fiume accogliente e pacato, ricco di ninfee e di papere, e vedo la fine del mio giro, quel ponte di legno agognato, e comincio a contare (mancano 100 falcate … uno, due, tre, quattro …).

Ultimo sprint, butto il cuore oltre l’ostacolo e accelero il passo.
E poi l’arrivo, respirando forte, rallentando piano.
E cammino soddisfatta verso l’auto. E mi sento magrissima, e piena di energia !

Stretching nei tronchi al parcheggio, e si va verso casa, con la musica a palla e il finestrino un po’ aperto.

Che ogni tanto faccio pure la truzza.

2 commenti:

  1. Che bel percorso hai descritto!
    Mi sembrava di essere io a correre: vale lo stesso?

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  2. Ciao, bello il tuo blog.
    Ti va di passare da me?

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