Storie di tutte le cose visibili e invisibili



venerdì 23 marzo 2012

La vita ai tempi della comunicazione globale

Ieri parlavo con un collega che manifestava palese irritabilità in materia di blogger.
Sosteneva che cani e porci si decidono ad aprire un blog (confermo, basta guardare me…) e trova insopportabile questa malsana abitudine, perché sembra che tutti si sentano di dovere di aprirne uno, ed è vero che c’è un blog per qualsiasi cosa: per truccarsi, per vestirsi, per far da mangiare, per fotografare, per fare la mamma, per fare la zitella…

Ha chiuso il suo intervento con una sentenza folcloristica ma condivisibile:
“Ma desso se gò da trombàr devo ‘ndar in zerca de un blog par ricordarme come se fa?”
Traduzione: “Qualora avessi l’occasione di intrattenermi sessualmente con una partner, sono invitato a consultare un blog per ricevere adeguato briefing sulla procedura?”.

Ho quindi riflettuto, attività che peraltro non andrebbe stimolata dato che notoriamente la mia vita parallela introspettiva/celebrale pare non trovare mai sosta, neanche in fase REM.

Io sono una di quelle che si è adeguata alla tecnologia, ma che non la mitizza.
Per esempio:
trovo geniale l’invenzione del cellulare ma francamente vivevo benissimo pure quando per chiamare qualcuno in segreto dovevi metterti in coda davanti a una cabina con il cilindro di gettoni in mano;
trovo che gli SMS e le mail abbiano fatto più vittime di una pestilenza. Quando ci si scriveva lettere di carta e ci si guardava in faccia per dirsi “ti amo” e “non ti amo più” e qualsiasi altra cosa, c’erano meno filtri, c’era il linguaggio del corpo, c’erano meno malintesi;
trovo agghiacciante l’idea di Kindle e io continuerò a stipare la mia libreria in doppia fila difendendo fino alla morte il rito delle visite in libreria, l’odore della carta stampata, le sottolineature, il peso sulla borsa da spiaggia.
Steve Jobs era un grande talento, ma da qui a farlo maestro di vita ce ne vuole, e con rispetto se sento ancora dire “stay hungy, stay foolish”, mi metto a graffiare il muro.
Cose così insomma.

Però vorrei dire la mia, a parziale difesa della folla di blogger di cui, con sincera modestia, non ritengo peraltro di far parte  (cioè per esempio vado anche a correre ma non mi definisco una podista).

Di fatto i nuovi strumenti di comunicazione hanno sdoganato alcuni tabù e diffuso in modo esponenziale le modalità d’informazione. Certo, sul web chiunque può scrivere (e leggere) la qualunque, e questo non è bene. Ma pure nei quotidiani, ultimamente, si legge roba strana, eh …

Le prime file delle sfilate sono affollate di fashion blogger, ed alcune di loro, mi perdonino, hanno la classe di una giostraia zigana ad una festa di matrimonio, con tutto il rispetto per le giostraie…

Sulla professionalità non si scherza, ma guardiamo il lato positivo: forse è anche giusto tentare di detronizzare l’egemonia di alcuni soggetti che pare abbiano il potere di decidere chi può pubblicare un libro, vendere una collezione di abiti, aprire un ristorante di successo, vendere un disco, e parlo di giornalisti, scrittori, critici vari.

Insomma, non mi aspetto di vedere Chiara Ferragni che spinge Anna Wintour giù dalla sedia a bordo passerella (e continuo a rimanere incredula sapendo che c’è gente che con un blog non solo ci vive ma si veste pure gratis) e credo che questa mania dei blog si esaurirà per sfinimento, probabilmente scalzata da qualche altra cosa.

Personalmente, scrivere dei fatti miei sul web, mi piace assai.
Non so se sia narcisismo o impudicizia, forse è solo un modo come un altro per raccontare a me stessa la mia vita, e poi fare ordine.

2 commenti:

  1. Il mio blog è nato come un diario dei miei lavori e un contatto con ragazze con la mia stessa passione, poi ho cominciato a scrivere qualunque cosa mi venisse in mente...
    Io blogger? non so neanche cosa vuol dire! Giocherello con la tastiera e mi diverto!
    Un sorriso
    Anna

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  2. mi piace quest'analisi che fai. ma secondo me i blog non spariranno scalzati da qualcos'altro. esistono da tanto, anche prima che imperversassero i social network.
    Trovo che ti diano tanto, sia a leggerli che a scriverli... di qualunque materia essi trattino.
    poi sulle altre invenzioni... la penso come te. Insomma anche io vivevo lo stesso senza cellulare, e francamente anche adesso mi capita di dimenticarlo spento per giorni!

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